Vi è inizialmente un'immagine primaverile (gemmea l'aria - il sole è così chiaro): l'immagine di una giornata soleggiata nel mese di novembre, durante la cosiddetta "estate di S. Martino". Ma ciò che il poeta vuole realmente rappresentare è la breve illusione della felicità(I punti di sospensione che chiudono la prima strofa però interrompono questa illusione e segnano una forte pausa).Nella bella giornata autunnale , la luce del sole e l'aria limpida danno per un istante l'illusione che sia primavera.Ma subito ci si rende conto che le piante sono secche e spoglie(La seconda strofa ha infatti inizio con una forte avversativa "Ma", che segna un netto rovesciamento della situazione precedente. E' il ritorno alla realtà dopo quell'illusione di dolcezza primaverile. E' la realtà autunnale ,triste , evidenziata con queste parole "secco -stecchite- nere - vuoto - cavo"" ) , che tutto intorno è vuoto è silenzio e silenzio, non ci sono i rumori gioiosi della vita .Allo stesso modo , ci vuol dire il poeta ,la dolcezza dell'infanzia e della giovinezza dura poco e presto si rivela essere un'illusione. Sulla vita dell'uomo incombono tristezza , silenzio e morte.
La realtà di morte viene confermata nella terza strofa che si conclude con la parola "morti", preceduta da parole-chiave che contengono un significato di vuoto, solitudine: silenzio, solo , lontano, fragile, fredda .
Metrica. Tre strofe saffiche, formate da tre endecasillabi e un quinario a rime alternate. L'endecasillabo è ricco di spezzature ed enjambement (vv. 1-2, 7-8, 11-12).
Da un punto di vista sintattico sia la prima che la terza strofa iniziano con una frase senza verbo (ellissi) "gemmea l'aria" - "il sole così chiaro" che crea un senso di sospensione e di mistero a cui il poeta dà spiegazione solamente alla fine della poesia "E' l'estate , fredda, dei morti". Questo senso di ansia e di incertezza è dato da una sintassi sempre più frantumata e da un ritmo sempre più spezzato da pause.Questa tecnica mette in risalto la singola parola, che viene quindi caricata di un particolare significato.Pascoli anticipa qui le sperimentazioni che caratterizzeranno la poesia di Ungaretti. Il ritmo della prima strofa è disteso, rapido e allegro, è interrotto da una pausa solamente alla fine del secondo verso ; poi le pause diventano sempre più forti e lunghe.
Infine è da notare nella poesia una frequente ricerca di effetti fonici.Ricorre la figura dell'allitterazione, cioè la ripetizione di uno o più suoni(ripetizione dei suoni "v" -"l" -"f"-"fr"-"r" ).
IL poeta G. Pascoli (1855-1912) si ispira alle Bucoliche di Virgilio per dare una chiave di lettura valida per “Myricae”, una raccolta di vicende semplici e quotidiane, come il ciclo delle stagioni, la vita domestica, gli amori delle ragazze. Appartiene a questa raccolta “Lavandaie”. IL tema fondamentale tratto dal poeta è la solitudine evidenziata da un paesaggio autunnale e triste dove gli elementi della natura vengono paragonati alle persone (una donna sola e abbandonata). Nella prima strofa il poeta descrive un aratro diverso dal consueto, poiché privo di buoi, fermo in mezzo a un campo arato a metà, che sembra dimenticato da tutti in mezzo alla nebbia. Nella seconda strofa il poeta mette in risalto i suoni caratteristici di questo scenario. Ciò che si sente è il lungo sciabordare delle lavandaie e i tonfi frequenti dei panni nell’acqua accompagnati da lunghe cantilene. Nella terza strofa vengono esaminati contemporaneamente suoni ed immagini. Al rumore dell’acqua, ai tonfi frequenti e alle lunghe cantilene si aggiunge il vento che soffia, lo scenario, inoltre, è arricchito dalla caduta delle foglie simili a fiocchi di neve. E mentre il tempo scorre inesorabilmente si avverte la sensazione di qualcuno che ha abbandonato la propria moglie proprio come i contadini hanno abbandonato l’aratro in mezzo al campo. Il titolo della poesia “Lavandare” crea una situazione di semplicità e verismo poiché descrive una realtà quotidiana. Nell’ultimo verso le parole chiavi, che rievocano l’idea di solitudine e di abbandono sono “dimenticato”e “vapore leggero” , ma l’aspetto più importante è l’immagine dell’aratro che Apre e chiude la poesia. Nell’ultima strofa il poeta crea una similitudine della donna e l’abbandono dell’aratro, entrambi accomunati dalla legge universale. Il metro usato è il madrigale formato da due terzine e una quartina di endecasillabi. Le figure retoriche utilizzate sono le enjambements. Nel corso del componimento egli adotta un lessico semplice, quotidiano e comprensibile.
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Vi è inizialmente un'immagine primaverile (gemmea l'aria - il sole è così chiaro): l'immagine di una giornata soleggiata nel mese di novembre, durante la cosiddetta "estate di S. Martino". Ma ciò che il poeta vuole realmente rappresentare è la breve illusione della felicità(I punti di sospensione che chiudono la prima strofa però interrompono questa illusione e segnano una forte pausa).Nella bella giornata autunnale , la luce del sole e l'aria limpida danno per un istante l'illusione che sia primavera.Ma subito ci si rende conto che le piante sono secche e spoglie(La seconda strofa ha infatti inizio con una forte avversativa "Ma", che segna un netto rovesciamento della situazione precedente. E' il ritorno alla realtà dopo quell'illusione di dolcezza primaverile. E' la realtà autunnale ,triste , evidenziata con queste parole "secco -stecchite- nere - vuoto - cavo"" ) , che tutto intorno è vuoto è silenzio e silenzio, non ci sono i rumori gioiosi della vita .Allo stesso modo , ci vuol dire il poeta ,la dolcezza dell'infanzia e della giovinezza dura poco e presto si rivela essere un'illusione. Sulla vita dell'uomo incombono tristezza , silenzio e morte.
La realtà di morte viene confermata nella terza strofa che si conclude con la parola "morti", preceduta da parole-chiave che contengono un significato di vuoto, solitudine: silenzio, solo , lontano, fragile, fredda .
Metrica. Tre strofe saffiche, formate da tre endecasillabi e un quinario a rime alternate. L'endecasillabo è ricco di spezzature ed enjambement (vv. 1-2, 7-8, 11-12).
Da un punto di vista sintattico sia la prima che la terza strofa iniziano con una frase senza verbo (ellissi) "gemmea l'aria" - "il sole così chiaro" che crea un senso di sospensione e di mistero a cui il poeta dà spiegazione solamente alla fine della poesia "E' l'estate , fredda, dei morti". Questo senso di ansia e di incertezza è dato da una sintassi sempre più frantumata e da un ritmo sempre più spezzato da pause.Questa tecnica mette in risalto la singola parola, che viene quindi caricata di un particolare significato.Pascoli anticipa qui le sperimentazioni che caratterizzeranno la poesia di Ungaretti. Il ritmo della prima strofa è disteso, rapido e allegro, è interrotto da una pausa solamente alla fine del secondo verso ; poi le pause diventano sempre più forti e lunghe.
Infine è da notare nella poesia una frequente ricerca di effetti fonici.Ricorre la figura dell'allitterazione, cioè la ripetizione di uno o più suoni(ripetizione dei suoni "v" -"l" -"f"-"fr"-"r" ).
IL poeta G. Pascoli (1855-1912) si ispira alle Bucoliche di Virgilio per dare una chiave di lettura valida per “Myricae”, una raccolta di vicende semplici e quotidiane, come il ciclo delle stagioni, la vita domestica, gli amori delle ragazze. Appartiene a questa raccolta “Lavandaie”. IL tema fondamentale tratto dal poeta è la solitudine evidenziata da un paesaggio autunnale e triste dove gli elementi della natura vengono paragonati alle persone (una donna sola e abbandonata). Nella prima strofa il poeta descrive un aratro diverso dal consueto, poiché privo di buoi, fermo in mezzo a un campo arato a metà, che sembra dimenticato da tutti in mezzo alla nebbia. Nella seconda strofa il poeta mette in risalto i suoni caratteristici di questo scenario. Ciò che si sente è il lungo sciabordare delle lavandaie e i tonfi frequenti dei panni nell’acqua accompagnati da lunghe cantilene. Nella terza strofa vengono esaminati contemporaneamente suoni ed immagini. Al rumore dell’acqua, ai tonfi frequenti e alle lunghe cantilene si aggiunge il vento che soffia, lo scenario, inoltre, è arricchito dalla caduta delle foglie simili a fiocchi di neve. E mentre il tempo scorre inesorabilmente si avverte la sensazione di qualcuno che ha abbandonato la propria moglie proprio come i contadini hanno abbandonato l’aratro in mezzo al campo. Il titolo della poesia “Lavandare” crea una situazione di semplicità e verismo poiché descrive una realtà quotidiana. Nell’ultimo verso le parole chiavi, che rievocano l’idea di solitudine e di abbandono sono “dimenticato”e “vapore leggero” , ma l’aspetto più importante è l’immagine dell’aratro che Apre e chiude la poesia. Nell’ultima strofa il poeta crea una similitudine della donna e l’abbandono dell’aratro, entrambi accomunati dalla legge universale. Il metro usato è il madrigale formato da due terzine e una quartina di endecasillabi. Le figure retoriche utilizzate sono le enjambements. Nel corso del componimento egli adotta un lessico semplice, quotidiano e comprensibile.