Nell’anniversario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, come ad ogni anniversario che si rispetti, si moltiplicano i libri in argomento. Succede così che arrivi in libreria un testo decisamente realistico che fa toccare con mano ai ragazzi la crudeltà delle trincee, i soldati mandati allo sbaraglio, le menomazioni, la disperazione, le morti atroci, l’assurdità di un conflitto che – come si diceva allora – avrebbe dovuto essere l’ultimo.
L’escamotage che permette il racconto è il rivelarsi di un nonno al nipote così come non era mai capitato prima e con nessun altro. Jack, inglese arruolatosi a diciassette anni insieme all’amico Harry, crede fermamente che la fiducia si basi sulla verità e per questo motivo accetta di rispondere alle domande del nipote e di rivelare il terrore provato in quegli anni, facendosi accompagnare oltre la Manica, nel cimitero francese dove riposano i suoi compagni caduti, in un lembo di terra pieno di lapidi bianche separato solo da una siepe di biancospino dalle croci nere dei caduti tedeschi.
Il racconto va allora direttamente al tempo di guerra, quella guerra annunciata l’ultimo giorno di scuola, all’addestramento dei ragazzi e al loro quasi naturale trasformarsi in reclute pronte all’arruolamento volontario e alla partenza in una stazione colma di lacrime, raccomandazioni e silenzi amari di chi sapeva vedere oltre, immaginando l’inferno verso il quale quei ragazzi correvano.
C’è il racconto in prima persona della guerra anche attraverso le lettere che Jack scrive alla sorella e quelle con cui lei ricambia descrivendo una Londra che vive la guerra lontano dal fronte, dove le donne prendono il posto degli uomini in mestieri che mai avrebbero immaginato di poter svolgere, dove si guarda con angoscia l’arrivo del ragazzo dei telegrammi, dove si fa quel che si può (come non pensare al bel Resta dove sei e poi vai di John Boyne).
Il racconto, così realistico nei particolari e nella durezza della realtà, incontra la vicenda storica immaginando che il protagonista sia stato uno dei soldati protagonista della tregua del Natale 1914, della partita di calcio a squadre miste anglo-tedesche, della condivisione e dell’amicizia con un soldato nemico. Al cui proposito si potrà condividere coi ragazzi anche la visione di un film come “Joyeux Noël. Una verità dimenticata dalla storia” (2005), che racconta proprio quell’episodio..
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Nell’anniversario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, come ad ogni anniversario che si rispetti, si moltiplicano i libri in argomento. Succede così che arrivi in libreria un testo decisamente realistico che fa toccare con mano ai ragazzi la crudeltà delle trincee, i soldati mandati allo sbaraglio, le menomazioni, la disperazione, le morti atroci, l’assurdità di un conflitto che – come si diceva allora – avrebbe dovuto essere l’ultimo.
L’escamotage che permette il racconto è il rivelarsi di un nonno al nipote così come non era mai capitato prima e con nessun altro. Jack, inglese arruolatosi a diciassette anni insieme all’amico Harry, crede fermamente che la fiducia si basi sulla verità e per questo motivo accetta di rispondere alle domande del nipote e di rivelare il terrore provato in quegli anni, facendosi accompagnare oltre la Manica, nel cimitero francese dove riposano i suoi compagni caduti, in un lembo di terra pieno di lapidi bianche separato solo da una siepe di biancospino dalle croci nere dei caduti tedeschi.
Il racconto va allora direttamente al tempo di guerra, quella guerra annunciata l’ultimo giorno di scuola, all’addestramento dei ragazzi e al loro quasi naturale trasformarsi in reclute pronte all’arruolamento volontario e alla partenza in una stazione colma di lacrime, raccomandazioni e silenzi amari di chi sapeva vedere oltre, immaginando l’inferno verso il quale quei ragazzi correvano.
C’è il racconto in prima persona della guerra anche attraverso le lettere che Jack scrive alla sorella e quelle con cui lei ricambia descrivendo una Londra che vive la guerra lontano dal fronte, dove le donne prendono il posto degli uomini in mestieri che mai avrebbero immaginato di poter svolgere, dove si guarda con angoscia l’arrivo del ragazzo dei telegrammi, dove si fa quel che si può (come non pensare al bel Resta dove sei e poi vai di John Boyne).
Il racconto, così realistico nei particolari e nella durezza della realtà, incontra la vicenda storica immaginando che il protagonista sia stato uno dei soldati protagonista della tregua del Natale 1914, della partita di calcio a squadre miste anglo-tedesche, della condivisione e dell’amicizia con un soldato nemico. Al cui proposito si potrà condividere coi ragazzi anche la visione di un film come “Joyeux Noël. Una verità dimenticata dalla storia” (2005), che racconta proprio quell’episodio..
Ovviamente no, te lo leggi e lo fai da solo, parassita!
FLAGELLO A TE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!