approfitto per salutare tutti coloro con i quali per tanti anni ho scambiato opinioni e ironie garbate , un grazie veramente di cuore per la compagnia che ci siamo e mi avete fatto..auguro a tutti una vita serena
No, e sono contraria a questa filosofia spiccia che le persone recitano.
Vallo a dire ad una ragazza stuprata, un profugo che scappa dalla guerra, ad una persona che ha perso la casa per un evento naturale, a chi ha subito bullismo, abusi ecc. Come fai a guardare queste vittime negli occhi dicendo a loro "è accaduto per un motivo!1!1". Col cavolo che è accaduto per un motivo! Poi è vero che bisogna reinventarsi dopo questi eventi nefasti, ma la maggior parte delle persone li avrebbe molto volentieri evitati, per poter andare avanti con la loro vita come da progetto pensato.
Chi asseconda queste filosofie spiccie, ha avuto la fortuna di non avere problemi gravi in vita sua.
Chi è credente generalmente crede che ciò che accade sotto il cielo sia per volere di Dio, esiste il detto popolare "non si muove foglia che Dio non voglia". Ma chi ha fede, crede davvero che tutto, assolutamente tutto ciò che accade su questa terra succeda per volere di Dio? E' vero che nei racconti biblici era usanza che la divinità a volte castigasse i popoli ritenuti peccatori con ogni tipo di catastrofe e pestilenza, ma al giorno d'oggi come si farebbe a pensare che un Dio (buono, paterno e amorevole) possa castigare ad esempio i bambini dell'Africa, per causa degli ipotetici peccati che magari si fanno nel mondo evoluto, dato che dove muoiono quegli innocenti è addirittura difficile peccare, dato che mancano persino le risorse minime per sopravvivere. Ci sono poi le alluvioni, gli tsunami, i terremoti, ma siamo sicuri che le vittime siano tutte peccatrici per meritare questo? Proprio in soccorso di questo punto critico della fede subentra infatti la teoria del cosiddetto libero arbitrio, o della fatalità, che scagionano Dio da ogni responsabilità, facendo cadere invece sull'essere umano tante responsabilità per molti disastri e ingiustizie che si verificano nel mondo. Questo punto di vista è condiviso anche dai non credenti ( di cui sono uno dei tanti). Quindi sui punti di sopra, tra credenti e non, sembra ci sia una certa convergenza di pensiero.
Noi ci muoviamo in una realtà che moltissime volte riusciamo a decodificare soltanto dopo che è passata. In tanti casi non si può dare ad essa un senso immediato e forse neanche un valore. E' il nostro istinto di superamento, di sopravvivenza, che ci porta a sfruttare finché riesce tutte le opportunità che offre un qualsiasi evento, favorevole o disastroso che sia. E' la nostra positività nel vedere "il bicchiere mezzo pieno" a farci sentire soddisfatti anche di un risultato non ottimo, ad accettare anche una sconfitta o una perdita, considerandole "occasioni di crescita". In altri termini, un senso e una ragione di ciò che accade siamo sempre noi a trovarlo(se lo troviamo) in base a come saremo successivamente riusciti a utilizzarlo, o se si trattasse di un dolore, a rielaborarlo, trasformandolo.
Answers & Comments
no non lo penso
non esiste ragione per questo e quello , accade e basta
approfitto per salutare tutti coloro con i quali per tanti anni ho scambiato opinioni e ironie garbate , un grazie veramente di cuore per la compagnia che ci siamo e mi avete fatto..auguro a tutti una vita serena
No. Però possiamo dargliela una ragione. Suppongo che sarà sempre poi quella che più ci aggrada.
penso di si. ma la mia mente non è capace di elevarsi al pensiero di Dio..........!!!!!!!!!
No, e sono contraria a questa filosofia spiccia che le persone recitano.
Vallo a dire ad una ragazza stuprata, un profugo che scappa dalla guerra, ad una persona che ha perso la casa per un evento naturale, a chi ha subito bullismo, abusi ecc. Come fai a guardare queste vittime negli occhi dicendo a loro "è accaduto per un motivo!1!1". Col cavolo che è accaduto per un motivo! Poi è vero che bisogna reinventarsi dopo questi eventi nefasti, ma la maggior parte delle persone li avrebbe molto volentieri evitati, per poter andare avanti con la loro vita come da progetto pensato.
Chi asseconda queste filosofie spiccie, ha avuto la fortuna di non avere problemi gravi in vita sua.
Chi è credente generalmente crede che ciò che accade sotto il cielo sia per volere di Dio, esiste il detto popolare "non si muove foglia che Dio non voglia". Ma chi ha fede, crede davvero che tutto, assolutamente tutto ciò che accade su questa terra succeda per volere di Dio? E' vero che nei racconti biblici era usanza che la divinità a volte castigasse i popoli ritenuti peccatori con ogni tipo di catastrofe e pestilenza, ma al giorno d'oggi come si farebbe a pensare che un Dio (buono, paterno e amorevole) possa castigare ad esempio i bambini dell'Africa, per causa degli ipotetici peccati che magari si fanno nel mondo evoluto, dato che dove muoiono quegli innocenti è addirittura difficile peccare, dato che mancano persino le risorse minime per sopravvivere. Ci sono poi le alluvioni, gli tsunami, i terremoti, ma siamo sicuri che le vittime siano tutte peccatrici per meritare questo? Proprio in soccorso di questo punto critico della fede subentra infatti la teoria del cosiddetto libero arbitrio, o della fatalità, che scagionano Dio da ogni responsabilità, facendo cadere invece sull'essere umano tante responsabilità per molti disastri e ingiustizie che si verificano nel mondo. Questo punto di vista è condiviso anche dai non credenti ( di cui sono uno dei tanti). Quindi sui punti di sopra, tra credenti e non, sembra ci sia una certa convergenza di pensiero.
Noi ci muoviamo in una realtà che moltissime volte riusciamo a decodificare soltanto dopo che è passata. In tanti casi non si può dare ad essa un senso immediato e forse neanche un valore. E' il nostro istinto di superamento, di sopravvivenza, che ci porta a sfruttare finché riesce tutte le opportunità che offre un qualsiasi evento, favorevole o disastroso che sia. E' la nostra positività nel vedere "il bicchiere mezzo pieno" a farci sentire soddisfatti anche di un risultato non ottimo, ad accettare anche una sconfitta o una perdita, considerandole "occasioni di crescita". In altri termini, un senso e una ragione di ciò che accade siamo sempre noi a trovarlo(se lo troviamo) in base a come saremo successivamente riusciti a utilizzarlo, o se si trattasse di un dolore, a rielaborarlo, trasformandolo.
Si . Magari non la capiamo subito ma prima o poi capiremo
Si certo anche per una ragione inventata