Cantami di questo tempo
l’astio e il malcontento
di chi è sottovento
e non vuol sentir l’odore
di questo motor
che ci porta avanti
quasi tutti quanti
maschi , femmine e cantanti
su un tappeto di contanti
nel cielo blu
Figlia della famiglia
sei la meraviglia
già matura e ancora pura
come la verdura di papà
Figlio bello e audace
bronzo di Versace
figlio sempre più capace
di giocare in borsa
di stuprare in corsa tu
moglie dalle larghe maglie
dalle molte voglie
esperta di anticaglie
scatole d’argento ti regalerò
Ottocento
Novecento
Millecinquecento scatole d’argento
fine Settecento ti regalerò
Quanti pezzi di ricambio
quante meraviglie
quanti articoli di scambio
quante belle figlie da sposar
e quante belle valvole e pistoni
fegati e polmoni
e quante belle biglie a rotolar
e quante belle triglie nel mar
Figlio figlio
povero figlio
eri bello bianco e vermiglio
quale intruglio ti ha perduto nel Naviglio
figlio figlio
unico sbaglio
annegato come un coniglio
per ferirmi, pugnalarmi nell’orgoglio
a me a me
che ti trattavo come un figlio
povero me
domani andrà meglio
Ein klein pinzimonie
wunder matrimonie
krauten und erbeeren
und patellen und arsellen
fischen Zanzibar
und einige krapfen
frùer vor schlafen
und erwachen mit walzer
und Alka-Seltzer fùr
dimenticar
Un piccolo pinzimonio
splendido matrimonio
cavoli e fragole
e patelle ed arselle
pescate a Zanzibar
e qualche krapfen
prima di dormire
ed un risveglio con valzer
e un Alka-Seltzer per
dimenticar.
Quanti pezzi di ricambio
quante meraviglie
quanti articoli di scambio
quante belle figlie da sposar
e quante belle valvole e pistoni
fegati e polmoni
e quante belle biglie a rotolar
e quante belle triglie nel mar.
grazie.
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Innanzitutto bisogna contestualizzare il brano all'interno dell'album di appartenenza, Le nuvole, che come quasi tutti gli album del Faber è un concept, il che significa che c'è un filo conduttore che tiene legati tra loro i singoli brani.
Ottocento è la seconda traccia dell'album.
Le nuvole sono da intendere come volle Aristofane, ovvero comeciò che si ffrapone tra la terra ed il cielo, laddove la terra siamo noi ed il cielo la verità. Aristofane intendeva simboleggiare con le nuvole i sofisti, che a suo dire oscuravano la verità con la loro abilità dialettica (includendo tra questi persino Socrate).
De Andrè invece intende rappresentare con le nuvole tutto ciò che ostacola la libertà dell'individuo, quasi sempre quello più debole e maggiormente soggetto ai soprusi dei potenti. Emblematici sono gli ultimi versi della poesia che apre il disco:
Vengono
vanno
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai.
Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono lì
tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.
Nello specifico ad essere preso di mira nel brano Ottocento è il popolo borghese, quello benpensante a cui sempre De André si era opposto. Vengono presi di mira i suoi credi, le idee e i modi di fare tipici. Per De Andrè ovviamente i borghesi opprimono i più deboli con i loro atteggiamenti superbi e le loro convinzioni, basate troppo spesso sul pensiero comune che tende ad escludere dalla società i diversi e tutti quelli che non seguono le leggi del branco.
De André li paragona alla nobiltà, ma non alla nobiltà del cinquecento, ricca e potente, ma a quella dell'ottocento povera e decaduta ma ancora troppo legata ai suoi canoni centenari, quelli che l'avevano resa potente ma che allo stesso tempo l'avevano indebolita, incapaci per ottusaggine di dare spazio al nuovo che entrava, l'allora borghesia.
Proprio quella stessa borghesia che De André deride in Ottocento, quella borghesia che, dimenticando i soprusi di cui era stata vittima, non disdegnava di farne di nuovi al nuovo che avanzava, i sessantottini, i rivoluzionari che aveva soppresso con la forza pur di mantenere vivi i propri privilegi.
E De Andrè è durissimo già dall'inizio, con quel "Cantami" che tanto ricorda i poemi epici e che rappresenta senza mezzi termini il vecchio, e quindi i valori ormai antichi che non si adattano più alla società moderna("che non vuol sentir l'odore di questo motor"). E nel brano si alternano scene poco chiare ma davvero inquietanti.
Un figlio modello, una figlia da dare in sposa ed una moglie "esperta di anticaglie" rendono il marito felice. Ma un evento distrugge i suoi sogni, il figlio si perde "nel naviglio", vittima senza dubbio della droga: "Quale intruglio ti ha perduto nel naviglio?"
Ma basta un matrimonio per fargli dimenticare tutto, con la speranza che "domani andrà meglio".
Inquietante è il ritornello:
Quanti pezzi di ricambio
quante meraviglie
quanti articoli di scambio
quante belle figlie da sposar
e quante belle valvole e pistoni
fegati e polmoni
e quante belle biglie a rotolar
e quante belle triglie nel mar
è abbastanza chiaro il riferimento alla tratta di organi umani che cominciava ad essere di grande attualità nei primi anni 90.
Ottocento" è in realtà piuttosto settecentesca, rococò, proprio per ridicolizzare con ironia tagliente l'ottusità di questi tempi dove i vincenti sono "bronzi di Versace" capaci di "giocare in borsa e di stuprare in corsa", tempi frivoli come la fine del '700, e per di più privi di un Mozart. La satira si fa sempre più demenziale, fino al delirante tedesco maccheronico e allo "Jodel" che chiudono il brano.